5 cose da non fare con gli SSD (unità a stato solido)

Cose che non si devono fare con gli SSD per conservare le performance e allungare la durata di vita dell’unità a stato solido

Gli SSD (unità a stato solido) oltre che per il prezzo elevato rapportato alla capacità di archiviazione ma comunque sempre più accessibile, rispetto ai tradizionali HDD (hard disk) sono nettamente superiori per una serie di importanti caratteristiche.

Più nello specifico gli SSD rispetto agli HDD essendo privi di parti meccaniche quasi azzerano le possibilità di rottura delle componenti e allo stesso tempo la mancanza delle parti meccaniche rende l’unità a stato solido silenziosa e meno soggetta a surriscaldamento; ma altra caratteristica importante che fa preferire gli SSD agli HDD sono le prestazioni in velocità di scrittura e lettura superiore anche di ben 50 volte rispetto a quella degli hard disk.

Ad ogni modo gli SSD vanno gestiti diversamente dagli HDD se si vuole preservarne la durata e le performance nel tempo. Dunque se si è deciso di passare dall’hard disk all’unità a stato solido, a seguire andiamo a vedere 5 cose da non fare con l’SSD.

1. Utilizzare il servizio di indicizzazione di Windows
Il servizio di indicizzazione di Windows ha la funzione di tenere traccia dei file e delle cartelle presenti nell’unità di memoria in maniera tale che se ci si scorda la loro posizione li si possa comunque trovare facilmente con lo strumento di ricerca.

In questo caso il problema è dovuto al fatto che il servizio di indicizzazione di Windows aggiorna regolarmente in background il suo database dando così luogo a diversi cicli di scrittura; e dato che gli SSD rispetto agli HDD hanno vita breve in quanto caratterizzati da cicli di riscrittura limitati (fra i 5000 – 10000), tale comportamento del servizio di indicizzazione potrebbe incidere sulle prestazioni e sulla durata dell’unità a stato solido.

Preso atto di ciò è dunque consigliabile provvedere nel disattivare il servizio di indicizzazione di Windows. Per farlo occorre accedere in Risorse de computer, fare un clic destro di mouse sul proprio SSD, nel menu contestuale cliccare la voce “Proprietà” e nella finestra che verrà visualizzata, nella scheda “Generale” (come nell’esempio sotto in figura):
disattivare l’opzione “Consenti l’indicizzazione del contenuto e delle proprietà dei file di questa unità“, quindi confermare cliccando Applica e OK.

2. Disattivare il comando TRIM
Con il comando TRIM i file eliminati dall’SSD vengono resi irrecuperabili immediatamente dunque a differenza degli hard disk tradizionali non c’è bisogno di servirsi di software di terze parti per riscrivere i settori del disco liberi sui quali sono stati collocati i file eliminati per evitare che possano essere recuperati.

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Impiegare tali programmi al posto del comando TRIM, su un SSD si traduce in una serie di riscritture (inutili) dell’unità che con il tempo anche in questo caso potrebbero dare luogo a un calo delle prestazioni e della durata. Dunque è importante non disattivare il TRIM sugli SSD.

Tenere in considerazione che il TRIM è disponibile a partire da Windows 7 in su, mentre invece è assente su Windows Vista e XP.

3. Riempire tutta la capacità dell’SSD
Come documentato e consigliato da anandtech.com, sugli SSD se si desidera preservare le performance (velocità di scrittura soprattutto) è consigliabile impiegare il 75% della capacità di archiviazione totale dell’unità.

Questo perché la scrittura su i settori di memoria occupati dell’SSD è più lenta rispetto alla scrittura su i settori vuoti in quanto implica prima la lettura di tali settori occupati, poi la modifica del loro valore e infine la loro riscrittura. Se questo processo si ripete per tanti file di conseguenza le prestazioni in velocità di scrittura dell’SSD caleranno anche di parecchio; ecco perché è consigliabile tenere un 25% di spazio libero.

4. Effettuare continue scritture sull’SSD
Restando sempre sul fatto che gli SSD rispetto agli HDD hanno vita più breve in quanto caratterizzati da cicli di scrittura ridotti, è allora bene evitare continue scritture sull’unità a stato solido.

Ad esempio sull’SSD sarebbe cosigliabile fare a meno di utilizzare programmi che generano diversi file temporanei (ad esempio software che scaricano file da internet come eMule) o eventualmente provvedere nel spostare la loro cartella temporanea su un hard disk esterno così da non gravare sull’unità a stato solido.

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5. Fare la deframmentazione
La deframmentazione dell’SSD è inutile in quanto le unità a stato solido (che come la memoria RAM sono ad accesso casuale) sono progettate per riposizionare e rendere automaticamente disponibili i dati in modo uniforme. Al contrario gli HHD necessitano della deframmentazione per riposizionare in modo contiguo i settori del disco occupati dai file in maniera tale che la testina magnetica possa reperirli più rapidamente.

Di conseguenza fare la deframmentazione di un SSD oltre che inutile significa dare luogo a scritture inutili, che come detto prima sulle unità a stato solido sono causa di usura e vita breve. [Via HTG]

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